SPOSE: un titolo sulla forza di un sì
- glisnappingbooks
- 12 nov 2022
- Tempo di lettura: 4 min
"L’abito bianco", di Nathalie Legér.

📖 C’è una cosa che quest’anno si è fatta in guerra più che in tempi di pace: sposarsi. In Ucraina, a neanche due mesi dall’inizio dell’invasione russa, erano già oltre 1400 le coppie unite in matrimonio. Al fronte, tra le macerie, su Zoom. È la vitalità che si fa largo quando il futuro è un’ipotesi fragile, dentro a una realtà che non fa sconti.
Un libro sui perché di una sposa: "L’abito Bianco", di Nathalie Legér (La Nuova Frontiera).
Genere. Ritratto di donna.
L’idea. Un percorso in autostop da Milano a Gerusalemme vestita da sposa, sulle strade della guerra nei Balcani. È quello di Pippa Bacca, l’artista, morta tragicamente, cui è dedicato questo libro. A metà tra memoir e saggio, quasi un viaggio intimo: nel mondo di lei, nei pensieri di Nathalie Léger che la racconta, nella vita e nella sensibilità di tutte le donne, anche quelle che un abito bianco non lo metteranno mai.
Colpo di fulmine. A pagina 38. “Nelle immagini che restano di quel viaggio, spesso la vediamo con un’aureola di luce: è il bianco dell’abito enorme in controluce, è l’unica intenzione del suo viaggio, una nube idealista, il desiderio di riparare, il desiderio di diffondere il bene, non il bene in sé, ma la sua idea”. Specie parlando di guerra, sarà l’idea cui nessuno darà importanza. Un impegno per un qualche tipo di pace che, benché da difendere, facilmente a lungo non resterà altro che quello, un pensiero, un’immagine astratta. Perché, commenta Léger, “non sempre è necessario che i fatti confermino un’idea perché quell’idea sia giusta, ed è possibile anche il contrario”.
Scene da un viaggio. Pippa Bacca (non il suo vero nome, ma solo uno dei cinque alter ego di Giuseppina Pasqualino di Marineo, tra le altre cose, nipote di Piero Manzoni) nel 2008 aveva deciso di intraprendere il suo viaggio per ripercorrere i territori del conflitto. Era partita alla volta dei Balcani con un’altra artista, Silvia Moro, per inscenare una performance. I loro vestiti bianchi non erano più quelli destinati a essere indossati un solo giorno, ma un’uniforme, un abito mentale, degli scudi: i simboli di un’idea di fratellanza e dell’ambizione di unire in un matrimonio ideale nazioni e popoli diversi. “La scelta del viaggio in autostop”, aveva scritto Pippa il giorno prima di mettersi in marcia, l’8 marzo, “è una scelta di fiducia negli altri esseri umani, e l’uomo, come un piccolo dio premia chi ha fede in lui”. Le due donne si erano separate a Istanbul per riunirsi in Libano, ma lei non sarebbe mai uscita dalla Turchia. Fu trovata morta per mano di un trentottenne che la violenta, la strangola e poi abbandona il suo corpo nudo. Di Pippa porta con sé solo la cinepresa. Che userà qualche giorno più tardi per riprendere un’altra sposa, al matrimonio di un parente.
Vis-à-vis. «Se l’è cercata, hanno detto. Questo hanno commentato in molti». Paola Di Stefano, che ha scelto questo libro, dell’artista ha conosciuto la famiglia. «Che cosa veramente ha fatto questa donna l’ha saputo raccontare solo la madre, otto figli e la forza della fede. Nel suo viaggio Pippa si sentiva affidata a una protezione superiore, mi ha spiegato un giorno, in libreria. Usava quel vestito bianco come una fiaccola, una testimonianza di vita nei luoghi dove era da poco passata la guerra. Era come se avesse deciso di sposare il mondo intero. Da ragazzina, come i fratelli, passava le vacanze in autostop. Se vuole veramente conoscerla, mi ha detto, venga con noi per un giro in autostop».
Tre ragioni per amarlo. Perché è un’educazione alle emozioni; per il coraggio della famiglia di Pippa Bacca, che continua a regalarle altra vita portando in giro il suo racconto; perché per trasmettere un’ideale basta solo un gesto, un semplice tentativo, quello che se anche non va a buon fine, lascia la cosa più importante: l’espressione di un desiderio.
Modalità di lettura. In sottofondo, le note di Goran Bregović. Davanti agli occhi Botticelli e il suo Nastagio degli Onesti, ispirato al secondo episodio della novella del Decameron. Sullo sfondo una donna che fugge con un abito bianco a brandelli, in primo piano il cavaliere che l’ha uccisa per strapparle il cuore. Nathalie Léger, che perdeva i giorni a osservarne una copia in casa, è partita da lì.
Note a margine. Da non perdere, a pagina 20, il racconto di quelle “cose inutili” che dagli anni Settanta il mondo dell’arte chiama “performance”. Gesti apparentemente senza motivo, capaci invece di diventare esperienze artistiche irripetibili. Non riconducibili a una specifica definizione, ma perfette per dare significato all’impulso creativo, anche a quello più estremo, anche se al confine tra verità e finzione.
Che cosa comprare dopo. A proposito di Giuseppina Pasqualino di Marineo, un libro per conoscerla attraverso i ricordi della famiglia: Sono innamorata di Pippa Bacca, chiedimi il perché, di Giulia Morello (Castelvecchi editore). Per chi ha amato il tocco della Léger, Suite per Barbara Loden: le intime periferie dell'anima di una vita illuminata dalle luci del successo, quella di Barbara Loden. Inadeguatezza, solitudine, smarrimento, paura: tutto ciò che nessuno racconta di una fama che può fare fiorire oppure distruggere.
Bookcrossing. Possibile cedere una copia de L’abito bianco solo in cambio di Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes. Protagonista l’amore, libero, sofferto, ardente, incondizionato, che vive di tante forme ma parla un solo linguaggio. E che anche quando perde, resta comunque il miglior argine all’orrore.
✍️ Chiara Zunino
📸 foto: via divinity.es
I titoli di questa settimana sono stati scelti e commentati da Paola Di Stefano, libreria Cartabianca, via Borgo Romano 12, Valsamoggia, Bazzano (Bo).
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