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FUOCO: un titolo per non restare passivi

  • glisnappingbooks
  • 9 nov 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

"La quarta parete", di Sorj Chalandon.



📖 Rimarrà nei libri di storia la notte in cui Putin annuncia in televisione l’operazione militare “speciale” contro l’Ucraina. Sono le cinque del mattino del 24 Febbraio 2022. Da quel giorno, è fuoco su Kiev. Forti esplosioni a Kharkiv, Odessa e Leopoli, missili, artiglieria, bombe e carri armati. È l’inizio di una guerra: una nuova guerra, nel cuore dell’Europa.

Un libro contro l'indifferenza: "La quarta parete", di Sorj Chalandon (Keller Editore)


Genere. Romanzo.


Segnalibro. A pag. 205. “E poi si è lacerata l’aria. Grida di metallo. Collisione con il fuoco. Un flash bianco, doloroso, immenso. Sono stato risucchiato. Un buco ha voluto prendermi. Il mio cuore è stato travolto dal soffio. Mi ha spezzato le costole come la gabbia di un uccello. Mi è uscito dal petto. È rotolato nella polvere. Ho nascosto gli occhi nelle mani perché non mi fossero strappati. Ho chiuso la bocca invece di aprirla. I polmoni hanno preso fuoco. La faccia. Le orecchie. Avevo i palmi incollati alle guance. Sono stato scaraventato all’indietro. La terra è scivolata, le gambe. Sbattevo le braccia per sfuggire a quel vortice. Sentivo odore di maiale grigliata. Di pollo della domenica, che la mamma spellava sul fuoco. Sfrigolavo. Mi si erano chiusi gli occhi, la luce esplodeva dietro le palpebre”.


Chi l’ha scritto. Reporter di guerra, Sorj Chalandon il fuoco l’ha visto e vissuto sulla propria pelle. Testimone dei principali conflitti dello scorso secolo, dal Libano all’Afghanistan, prima di entrare nella squadra di Le Canard Enchaîné è stato per trent’anni corrispondente di Libération.


Colpo di fulmine. E’ un desiderio di pace a fare da protagonista, in questo romanzo. Riassunto in un’idea: rappresentare l’Antigone a Beirut, nel luogo dell’impossibile, lo scenario di una guerra civile. Portare il testo simbolo della disobbedienza civile, metafora dei diritti del singolo contro la cieca autorità, in Libano. E’ il sogno dei protagonisti di questa storia, Samuel e George, due studenti della Parigi post Sessantotto. Assegnare a ogni fazione un personaggio della tragedia; far ritrovare quelli che si stanno facendo la guerra a recitare insieme su un palco, ogni personaggio affidato al rappresentante di una diversa etnia. Per due ore, una parentesi di pace. Sofocle come trait d’union e la cultura come antidoto ai conflitti, presenti e futuri.


Zoom. Su pag. 52. Mostra la guerra da vicino, La quarta parete, dalla parte di chi la subisce. Ma ragiona anche intorno all’idea di una pace possibile, snocciolando tutte le sfumature di ciò che significa tornare alla normalità dopo un conflitto, ammesso che, in tempi brevi, di vera normalità si possa parlare. E possiamo immaginarlo facilmente come sarà il rientro a casa, o a ciò che resta di una casa e di una città, di quelli che a un passo da noi stanno combattendo in Ucraina. “Quando siano arrivati all’appartamento, ho chiesto il permesso di scendere. Gli invitati sarebbero arrivati alle otto. Avevo solo bisogno di fare un giro del quartiere. Di camminare da solo. Per favore, Aurore. Per favore, Louise: il tempo di perdermi un poco verso Saint-Lazare, nelle strade senza clacson e senza sguardi. Per favore, tutti. Un’ora per me. Per sbarazzarmi di quei vestiti, di quell’odore. Voglio costeggiare edifici senza tracce, voglio incrociare passanti senz’armi. Voglio sentire il rumore dei miei passi sul marciapiede bagnato. Voglio guardare i platani. Voglio la calma dei lampioni. Voglio le vetrine, i negozi che chiudono, il rombo della metro sotterranea nella pancia. Voglio entrare in un bar. Il sibilo della macchina del caffè, dei fondi liberati a colpi secchi sulla sponda del secchio dell’immondizia. Voglio vedere i bicchieri sul bordo del bancone. Voglio le locandine dei teatri per strada: voglio incrociare delle ragazze, dei ragazzi. Voglio poter tornare a casa”.


Modalità di lettura. Rapida. La scrittura è cruda, forte, ma le pagine volano: arrivi alla fine che ne hai lette 300 e non te ne sei neanche accorto.


Note a margine (1). Ovvero, l’altro protagonista del libro. E’ Jean Anouilh, il drammaturgo francese, il protagonista nascosto di questa storia, quello secondo cui «non c’è niente di più brutto di un uomo spaventato». E che infatti tanta paura non deve averla avuta, quando durante l’occupazione nazista della Francia scrisse la sua Antigone, rielaborando il mito come appello all’insurrezione contro gli invasori e riuscendo comunque a superare la censura. La stessa Antigone del 1942 cui fa riferimento Chalandon, avvincente a partire dal prologo: “Ecco. Questi personaggi stanno per rappresentarvi la storia di Antigone. Antigone è quella piccola magra che è seduta là in fondo, e che non dice niente. Guarda dritto davanti a sé. Pensa. Pensa che tra poco sarà Antigone, che sorgerà improvvisamente dalla ragazza magra di carnagione scura, chiusa, che nessuno prendeva sul serio in famiglia e si ergerà sola in faccia al mondo, sola in faccia a Creonte, suo zio, che è il re. Pensa che morirà, che è giovane, e che anche a lei sarebbe piaciuto vivere. Ma non c’è niente da fare. Lei si chiama Antigone e sarà necessario che reciti la sua parte fino in fondo…”.

Note a margine (2). Ovvero il colpo di scena che non ti aspetti. Il repentino cambio di passo del finale, dove il libro si trasforma ancora, in un cambio folgorante di prospettiva.

Scaffale. Quello sui fatti che non sono più cronaca ma non sono ancora storia. In compagnia di La Figlia, di Clara Usòn (Sellerio). In perfetto equilibrio tra documentazione rigorosa e creazione letteraria, è la vicenda di Ana, destinata a perdere tragicamente l’innocenza nello scoprire che il padre, il genitore affettuoso che credeva un eroe, è in realtà il “boia dei Balcani”, il generale serbo Ratko Mladic responsabile della strage di Srebrenica.


Che cosa comprare dopo. Tante cose si possono prendere in mano dopo. Ma forse occorre innanzitutto una piccola pausa, per lasciare alla prosa di Chalandon il tempo di decantare e alla mente lo stacco necessario per affezionarsi ad altre storie. Come merita Cronorifugio (Voland), di Georgie Gosponidov, considerato il più sensibile e talentuoso scrittore bulgaro, che con questo libro vince nel 2021 il Premio Strega Europeo. La trama: Gaustìn, il protagonista, decide di aprire in Svizzera una “clinica del passato”, dove chi ha perso la memoria può riappropriarsi dei ricordi e dove ogni piano riproduce in dettaglio un decennio del secolo scorso. Un rifugio di fronte alle incertezze del futuro e una rilettura del mondo occidentale e delle sue illusioni, tra satira, storia e nostalgia.


In conclusione. Imperdibile su fuochi e conflitti: La guerra del mondo, di Niall Ferguson (Oscar Mondadori). Una riscrittura dell’età contemporanea che attraverso l’analisi storica dei conflitti rintraccia radici e tratti comuni di tutte le esplosioni d’odio. “Finché gli esseri umani si prefiggeranno la distruzione dei propri simili”, scrive Ferguson, docente di Storia moderna ad Harvard e senior fellow a Oxford e Stanford “finché temeremo, e nel contempo desidereremo, di vedere devastate le nostre metropoli, questa guerra è destinata a continuare, abbattendo le frontiere della cronologia”.


✍️ Chiara Zunino

📸 illustrazione: Gilles Ketting


I titoli di questa settimana sono stati scelti e commentati da Paola Saoncella, Libreria Biblion, via San Donato 106/b, Granarolo dell’Emilia (Bo).



 
 
 

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